I dati parlano chiaro: l’enorme debito pubblico italiano
non è dipeso dall’evasione fiscale, ma dalla corruzione e dagli sprechi della
macchina statale
Voglio sfatare una diceria
che imperversa nei dibattiti politici e che spesso viene utilizzata dalla
sinistra per esacerbare la lotta all’evasione. Viene dato per scontato il
seguente assioma: il debito pubblico è frutto dell’evasione fiscale. E’ una
maniera subdola ed ingannevole di presentare dei dati, utilizzata soprattutto
da alcuni Partiti per scaricare le colpe della crisi sui cittadini, e per non
ammettere le proprie responsabilità. E’ anche un dogma che permette di
giustificare l’adozione di misure sempre più coercitive per “estorcere” denaro alla
collettività. Ormai il contribuente viene considerato “per definizione” un evasore,
e sta a lui munirsi di strumenti di difesa contro l’ingerenza del fisco. Nessuno
nega che in Italia ci sia un problema legato all’evasione fiscale. L’evasione
c’è e va contrastata. Ciò che voglio dimostrare è che l’enorme debito pubblico
che si è accumulato in Italia non è
dipeso dalla poca onestà contributiva di alcuni cittadini. Il dato a cui
si fa riferimento è quello della “pressione fiscale”. La pressione fiscale è un
indicatore percentuale che misura il livello di tassazione “medio” di uno
Stato. Si calcola rapportando l’ammontare delle imposte al PIL (Prodotto
Interno Lordo). In Italia, con il governo Monti, siamo giunti ad una pressione
fiscale di circa il 45%. Questo significa che, a fronte di una parte della
popolazione che non paga le tasse, c’è un’altra che paga molto di più del 45%,
in quanto, abbiamo visto dalla definizione, che la pressione fiscale indica un
livello di tassazione “medio”. E’ un pò il discorso”dei polli di Trilussa”: la
statistica dice che gli italiani mangiano un pollo a testa, ma poi c’è chi non
ne mangia affatto e chi ne mangia due (“risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perché c’é
un antro che ne magna due”[Trilussa]).
In effetti, un calcolo
effettuato dalla famosa società di consulenza e revisione contabile
PriceWaterhouseCoopers ha stabilito che il carico fiscale complessivo sulle
aziende italiane, considerando le imposte sugli utili, le imposte sul lavoro ed
altri oneri, arriva al 68,3% dei profitti! Anche negli anni precedenti la
pressione fiscale si era mantenuta alta, e questo significa che le entrate
dello Stato sono sempre state elevate, a prescindere dal fatto che ci sia stata
una consistente evasione (oltretutto, tutte le teorie economiche sono unanimi
nel teorizzare una correlazione diretta tra livello di tassazione ed evasione).
Dai dati risulta che, mano a mano che lo Stato ha aumentato la pressione
fiscale, ha sempre, di pari passi, se non in misura maggiore, aumentato la
spesa pubblica. Dall’altro lato, la Corte dei Conti, nella sua relazione
annuale, sono più volte che lancia allarmi sulla corruzione. E’ difficile
quantificarla in maniera precisa, ma la cifra è stata stimata sui 60 miliardi
nell’ultimo anno, e solo leggermente di meno, per gli anni precedenti. Se
consideriamo poi le spese inutili ed improduttive, dobbiamo considerare altri
40 miliardi all’anno. Ora, se capitalizzassimo, anche solo il 50% di quanto la
Corte dei Conti ha valutato il danno erariale dovuto a sprechi e corruzione
negli ultimi 30 anni, ecco che il debito pubblico si azzererebbe. C’è stato in
questi giorni un caso emblematico: la Corte dei Conti ha chiesto un maxi
risarcimento di 3 miliardi di euro agli ex manager di Alitalia. Quindi, cifre e
dati alla mano, non è da imputarsi ai cittadini lo stato comatoso dei nostri
conti pubblici; grandi invece sono state le responsabilità di precedenti
amministrazioni. Non si può sperare che cambino le persone, ci saranno sempre
onesti e disonesti. E’ invece auspicabile un cambiamento delle “regole”.
Controlli su ogni singola spesa. Appalti più trasparenti. Pene molto più severe
per chi trasgredisce. Se non dovessimo fare questa rivoluzione copernicana nel
settore amministrativo, tutte le immense risorse che ogni anno pagano i
cittadini allo Stato servirebbero a poco. E’ come versare dell’acqua in una
vasca piena di buchi. E’ inutile aumentare il gettito dell’acqua se prima non
si chiudono le falle. La vasca non si riempirà mai!
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